entro il:
vade retro.
Chiedo scusa per il protrarsi, ma tempi di velocità d'esecuzione m'oltre portano. Vagabondaggio selvaggio. E assoluto, anche. Superlativo assoluto. Augurando un buon incomincio A.D. 2011, porgo
† Blog soggetto ad aerofagia cerebrale †
In ogni angolo nascono accoppiamenti dissonanti rispetto alle sinergie sinfoniche, si levano gemiti e ansiti di etimo incerto. Succede sempre ad un orario corrispondente a numeri senza spigoli. Non riesco a star tranquillo senza prima aver risposto alle mie domande sulla sincope, sugli stati colliquativi, sulla solidità torsionale oppure sulle fibre ottiche di sguardi ladri. Il tempo necessario tra una cosa e un'altra, coi battiti in sequenza e le tele nere. Da stremato, compete in pensiero.
Due aggiornamenti in poche ore. Momenti di giubilo ed isteria neurale. Perché per quanto possa sembrare assurdo, costituisce una conseguenza logica, tratta dalle fondamentali verità circa la costituzione dell'uomo, il fatto che, se questi potesse controllare il potere universale della vita agente entro di sé, potrebbe prolungare la vita del suo organismo a proprio piacimento. Se fosse capace di tale controllo e conoscesse tutte le leggi della sua natura, potrebbe renderla densa o vaporosa, concentrarla in un piccolo punto o espanderla, sì da occupare uno spazio maggiore. La verità è più strana della fantasia ed è possibile osservarla solo sollevandosi al di sopra dei ristretti concetti e pregiudizi che si sono ereditati e acquisiti mediante l'educazione e l'osservazione tramite i cinque sensi di marcia. Ah, l'umanità. Che costrizione!
Parlando tra me e gli altri me, vesto la muta da subconscio e m'immergo negli abissi tessuti ingegnosamente dalle mani del senno. Sommozzato tra gli intrecci di fili che s'avvallano senza cedere sotto il peso della statua ripescata dalle profondità psichiche, trascrivo il conseguito su foglie di platano, mettendo virgole in corrispondenza delle venature più grandi. Esercizi di note a fondo pagina.
Avrei voluto e di certo preferito, stupirvi con effetti specifici, ma esistono demarcazioni da seguire. Tuttavia, se mi imbottissi di fagioli e borotalco, potrei azzardare tonalità di fumogeni lacrimosi, seguiti da pirotecnicismi senza limite di estensione e durata. Oppure potrei scrivere la storia dell'ombra che è tutta e solo sé, che non sgorga e non viene imposta. Credo, però, sia meglio terminare questo riempitivo, rimandandomi alla prossima puntata, stessa ora, stesso monitor. Scusate le spalle, ma è il mio lato migliore.
La calzatura è un oggetto costruito per proteggere il piede. Ha tipologie differenti legate all'uso, alle tradizioni locali, al clima ed alla moda. Ed io seguo la moda. E poi sono seriamente convinto di disgustarmi, di suscitare l'oltraggiosa emozione di sdegno, sgomento e disprezzo di cui tanto mi persuado. Inconsapevole quanto esasperata condizione narcisistica di essere il fatale oggetto dell'odio di Io e del Me più stolto e volgare. E poi non si inizia una frase con una congiunzione.
C'è effettivamente bisogno delle domande retoriche? Per di più, troppe precisazioni, a volte, possono, nell'eventualità, appesantire il discorso. Roba da muschio ascellare e tele, ragne, plasmate tra gli orgasmi asteroidali delle sinapsi. Collisioni cosmiche del tessuto nervoso indirettamente proporzionabili.
Bofonchiante d'astuzie speziate. Oscillazione tra psicologia becera, descrizione delle piccole miserie mentali ed il tentativo altrettanto basso di definire il fango da cui dovrebbe nascere un loto. O una gigante rossa. Perché la mente umana è portata, in malsane occasioni, a dissimulare il proprio pensiero dietro ad un atteggiamento apparentemente indifferente o riservato. Lo dico per chiarezza dei termini: solo per oggi, ma a partire da domani, suturare quel breve brivido di black out logico che può non avere significato, ma non smette di emozionare.
Rampollavo tranquillo, quando ho avvertito un'improvviso brivido lungo la colonna vertebrale, giù fino all'osso sacro, su per il buco del tubo. Picchi di attività cerebrale? Il piccolo e fragile timore di cosa possa rimanere di Me, una volta svanita la mia capacità d'immedesimazione? Assolutamente no. Riferire con precisione e minuzia la ricostruzione dei fatti non è così semplice, come la capacità di rappresentare ciò che non è presente in atto alla sensazione possa far pensare. Nulla di particolarmente acuto, ci mancherebbe, solo una lieve ironia nei confronti dell'approccio permanente basilare. Come al solito, d'altronde. Sollievo sospirato.
Peripezie con l'accento sulla seconda e. Ma non c'era bisogno di dirlo. E' l'immaginazione che mente. E' la mente, che immaginazione! L'immaginazione fa l'ironia così affilata che ci si potrebbe tagliare un giorno di nebbia, definizione orizzontale che fa levare rumori da rubate di scena. L'atteggiamento è eloquente.
Schiarisce la voce e l'imposta, alza la mano per chiedere la parola e si alza in piedi: "Da che esiste, la scienza, senza nulla togliervi, tende a concentrarsi più sulle teorie che sui fatti. Dai fatti nasce una teoria che li illustra, mentre altri, magari scoperti in seguito, vengono omessi. Fatti nuovi che potrebbero modificare la teoria, dunque, ma che spesso vengono ignorati. Questi fatti vengono definiti anomalie, ovvero prove che non collimano. Una teoria, a volte, non basta e sembra fin troppo facile. Per questo la malìa dell'anomalia, lubrifica i miei tubi sinaptici". Si siede con un brevissimo accenno di medio dito, a sistemarsi la frangia.
Prima di riemergere totalmente o parzialmente dal solito declino cognitivo, posto. Perché a me mi, ma però. E che compiacimento. Certo, non sarebbe male una sistemazione alla mia massa cerebrale secondo migliori programmazioni, ma sono di fretta, in questo momento. Ricordo quando si giocava in cortile ad immagine e somiglianza, proprio perché resi simili ed unici dalla capacità con cui si riflette la luce. Le regole erano di pari diffusione e importanza. Sobbalzo tra le corsie.
Un sommario di compilazione che mi concima per le feste. Il parrucco c'è, il trucco no: stupirò con effetti specifici. Una sensazione diviene messaggio indirettamente, come all'apice di una metafora o di una parabola. Come quelle idee della realtà che sono un po' menzogne tra i tanti trapassati futuri. Bisognerebbe potrebbizzare un po' più spesso. Dubbi? No, nessuno.
Un altro passo verso l'accettazione formale del pensiero che annulla il predominio dell'idea fuor di metafora. Ometto ciò che è deducibile dal contesto del discorso per risvegliare nell'individuo che io sono, emozioni di cui già avevo nozione, ma non avevo individuato con coscienza. Faccio una capriola a colpi di mi osservo da fuori. Capriolo, dunque, nei parallelismi delle psicologie spicce.
Passando in mezzo alla vita, fingendo di non esserci mai entrato: scenette per dimenticarsi di essere qua. Così, pare, che a volte mi distragga dall'io sono. Non qualche oscura e metafisica immagine di sé, ma l'involucro esterno di flaccida epidermide. La maturazione di una delle personalità coesistenti è solo un 'atteggiamento, un ruolo o un gioco. O un gioco di ruolo. Il mio amico immaginario lo sa: la soluzione potrebbe essersi posizionata nel punto in cui due rette parallele si incontrano, scambiandosi ed esaltandosi a vicenda.
Dal vangelo secondo a parimerito.
Lesti movimenti dei bulbi oculari, manifestanti cortocircuiti neurolinguistici: procedo oltre le aperture a spinta dei dedotti soliloqui mimati definenti il mondo circostante, in cui il movimento del corpo è legato al linguaggio macchina dell'inconscio, raggiungo le correzioni palesemente visibili che il subconscio tenta d'apportarvi e me ne impadronisco. Ogni singolo gesto diviene tacitamente un messaggio.
Dapprima ci fu una di quelle idee che fanno civettare la porta nell'angolo, lungo tutto il suo quarto di circonferenza, spalancondola, poi infiltrazioni di pensieri s'incanalarono nel soffitto, mettendo in risalto la collocazione delle travi di legno ormai pregne, le cui gocce riempirono i secchielli disposti sul pavimento in corrispondenza del colato. Accadde ieri. Se considero che oggi è quell'oggi per cui devo ancora effettuare la mia notturna rigenerazione neurale e viscerale e quindi già domani. Ma che razza di meticcio di fuso orario ho? Nel dubbio, abbondo.
Colto di sorpresa da eventi che aveva previsto, Il Signor Io, a vedersi sembra poco coinvolto per due o tre isolati. In realtà assorbe tutte le informazioni possibili che i suoi cinque sensi di marcia sono in grado di fornirgli. Comprende perfettamente, altresì, come possa essere difficile da capire questo suo processo di assimilazione della realtà per chi lo circonda. Ma Egli, intanto, se ne fotte, preferendo le vie del disadattamento, più per collocazione catastale che metafisica. Ed il Signor Me non si rende conto di nulla. Che ridere, dovreste vederlo.
Ma si, diciamolo: in questo spazio angusto mi sento libero di mischiare su di una tavolozza, parole che, solitamente, disposte una accanto all'altra vanno a formare frasi di compiuto senso, per poi spalmarle come stucco con una cazzuola in un prescelto post. Rileggendo, da esterno, tale spazio angusto, posso fermamente affermare contenga appunti. E' importante notare le impressionanti differenze di calligrafia, stile e prospettiva fra gli appunti stessi. Ciò che vi si può leggere sono i pensieri e le considerazioni di persone differenti. Intendo dire che non esiste al mondo alcun trattamento efficace per il disturbo da personalià multipla.
Tegaminando le uova nel pagliaio, diffidando dalle limitazioni e non facendosi prendere per il culmine all'apice della parabola, tesso la mia tela con fili e profili psicoanalitici. Osservo nei dettagli che colano classe come grasso da una bistecca sulla griglia, per intuire dietro alle apparenze di una cosmofobia spiccia e immotivata. Lasciatemelo dire: dopotutto mi diverto con poco.
Oggi, martedì 13 luglio duemiladieci. Molti pensano che oggi sia stato preceduto da lunedì 12 luglio duemiladieci, comunemente chiamato ieri e che precede mercoledì 14 luglio duemiladieci, comunemente chiamato domani, ma solo per oggi. E i molti hanno ragione. Quella dei giorni è una serie. Quindi ogni giorno può essere inteso come un elemento di una lista quasi infinita. Quasi, per i sostenitori di una creazione ed una fine temporale. Per comodità di analisi riduciamo il sistema quasi infinito osservato: per ogni giorno ci sono un giorno precedente ed uno successivo. Così ogni caratteristica che si può dedurre per un giorno con queste caratteristiche, si può dedurre per ogni altro giorno. Per induzione, carissimi. Ora, consideriamo la sequenza di questi tre giorni come una sola entità, con oggi non distinguibile da ieri e da domani. Il nostro esserci sarebbe adagiato in questi tre contenitori e ne prenderebbe la forma come se fossimo acqua. Il problema della percezione del qui ed adesso si può così ridurre ad una questione geometrica, la sezione generata dall'intersezione tra questo oggetto temporale e un piano perpendicolare alla direzione del tempo. Questa osservazione, però, comporta dei problemi di linguaggio: quello che si definisce trascorrere degli eventi sarebbe una percezione generata da un'osservazione effettuata da un punto di vista che trascende il tempo stesso e lo deduce da qualcosa che tempo non è. Le implicazioni sono innumerevoli. Ma quello che volevo dire è che ho riposto i cordiali saluti nel cassetto.
Non ci avrei creduto, se me l'avessero detto. Oppure suggerito. Oppure bisbigliato. Oppure soffiato col fumo di una sigaretta. Mi riferisco a quel che viene solitamente definito in contrapposizione a ciò che è immaginario o fittizio. E invece mi sono dovuto ricredere. La sensazione era nitida. Di quelle cui si sbircia l'orologio a pendolo, ne si gusta l'intrigante dondolìo, nel millesimo dell'oscillazione e si vorrebbe che da quel momento in poi non vi fossero più momenti, né poi. Non ho bisogno di trampoli, né di trampolini. Accento tonico per inchino e sberrettata.
Questo è un post su un argomento che mi ronza martellamente per la testa da troppo tempo, considerando che nella pronuncia di troppo, la conta delle "P" è il metro dell'esagerazione, ma di cui finora non ho trovato né voglia, né tempo, né pazienza di articolare. Non so se posso spiegarlo. Non so nemmeno se corrisponda a verità. Ma, inevitabile come la giacca dell'uomo delle previsioni del tempo, se mi trasformo in Io, Io compreso, smetto di credere nell'esistenza di un Me, Me compreso. La via di scampo è nell'inaccessibilità dell'altezza di Io e nella perdita, da parte di Me, di ciò che lo rende un qualunque sè. Scusate le spalle, ma è il mio lato migliore. Ci mancherebbe. Grazie per l'incomprensione.
E' il Blog esso a scrivere questo comunicato. Esso Blog è momentaneamente aggiornato senza regolarità, nè raziocinio. Pregasi affibbiare la colpa al Curatore di Esso Blog, in tutt'altre faccende affaccendato. Egli Curatore riprenderà a scrivere appena possibile, allietando lor Signori Lettori con disallineate interpretazioni del sè. Ma, intanto, l'Esso Blog, vivrà di vita propria, con interventi brevi, fuori contesto e privi di logica. Grazie per la disattenzione.
Nella gara di chi arriva per primo tutto intero fino a domani, sul podio, ansanti, i partecipanti appaiono appesantiti dai loro ventri colmi. Imbottito a dovere e con il vestito della festa, anche lo Spaventapasseri, che, nonostante la fatica, una ne pensa e cento ne fa. Mietitrebbiatemi nella mia risuolitività.
Un negoziato con il proprio inconscio, con la malìa di un giro di parole subconscia: lo avrei ipotizzato solo se ombreggiato sotto le spoglie di una confabulazione da gioco di strategia da tavolo, convulsivante. Dovrei riraccontare la mia commedia, in prosa e per come è. Che è già più di quanto avrei voluto fosse. Ma, dopotutto, anche questa sarebbe una divagazione. Ammesso ci sia qualcosa su cui divagare. Un altro giro di sapido brandy, Signori?
Lo aveva detto Io! Quello non è un pontile! Quello è un ponte a tutti gli effetti! E non cercate di convincermi del conrario! E' stato progettato e costruito da un visionario, una persona che non si è lasciata ingannare da secondari dettagli tecnici, come la mancanza di una riva opposta. Non ho bisogno di crederci, ho solo osservato. Se ci sono rive che aspettano di essere raggiunte da un ponte, allora ci possono essere ponti che aspettano di essere raggiunti da una riva! Diamine!
Sia secondo Me, che secondo Io, l'autoanalisi è valida anche se autogestita. Dunque: conscio del fatto che nessun essere umano guadagnatosi in precedenza il titolo di psichiatra et psicologo et analista et cetera mi è mai stato utile al riguardo e conscio financo di poter scoprire ben poche cose che non sappia già, mi chiedevo se esternare tutto quello che mi passa per la mente, parlando da solo, scrivendo, mimando, facendo le smorfie allo specchio o con strattoni e movimenti rapidi involontari, potesse essermi di qualche utilità. Intendo dire, è proprio necessario stendersi su un lettino e avere alle spalle una persona che finge di ascoltarmi mentre lo faccio? Non basta semplicemente farlo?
Generazione di cuspidi. L'unanime sosta alla base di un ritardo ai semafori. Più di una rotatoria, più di un dosso, più di una cunetta, più di una segnaletica orizzontale, più di un passo carraio, più del mio stesso movimento, l’essenza ha un precedente in un più accurato frattempo. Striscio pedonalmente e non comprendo le voci da discarica di corridoio. Nella più edibile delle ipotesi sono carne cruda. Nella più iniqua mi ravviso, manifestando la sua progressione. O regressione.
Parlare di protagonisti e antagonisti, tic linguistico a Me estraneo, fa capire come Io concepisca la vita come un gioco di tattica e strategia, in cui muovere il cavallo, la torre e l'alfiere ad occidente o ad oriente, a nord o a sud, oppure a casaccio, per poter vincere le molteplici battaglie. Ho eclissato con miele d'acacia colante il vuoto che avanzava. Scacco matto. Anche io. Che ho da ridere?
Cigola la soglia che rompe il muro del frastuono, fulmina e saetta orde di pensieri da ora e per tutti i cicli del lungo computo. Un codice non ancora cifrato, un enigma irrisorio irrisolto. O il corpo o lo spirito. E non c'è da scegliere, ma c'è da capire la difficoltà che hanno i due a coabitare nello stesso tempo. Pensavo che questo blog fosse essenzialmente uno spazio in cui non avrei dovuto fingere di non essere stupido, ovvero in cui avrei potuto rivelare tutta la mia umanità, nell'accezione peggiore e più patologica ed invece questo blog non esiste. Me lo sono solo immaginato. E' frutto di una mia allucinazione.
Ho una mia teoria, per nulla avvalorabile. Ma quando l'instabilità galleggia, ogni risposta diventa plausibile. E qua la meravigliosa relatività del tutto continua a giocare a mio favore. Ovvero che è tutto complesso e, facendo parte del tutto, non posso scorgerne la complessità. Immagino già scherzi da teppismo casalingo: pisciate negli armadi della stanza da letto, stronzo fresco e fumante arrotolato in carta di quotidiano, immagazzinato nel comparto verdura del frigo e cose di questo genere. Che altrimenti la noia tira di sinistro.
Il titolo è una stoccata, non certo un abbellimento.
Non sarà uno di quei momenti in cui la lucidità riemerge a fiammate, ma, collezionando miscellanee definizioni razionali delle intuizioni dell'inconscio e altre cianfrusaglie del genere e del caso, devo dire una cosa. Ma non lo farò. Perché, per sommo egoismo, terrò questo groviglio di tasselli che nessuno si è mai curato di unire, tutto per me. Non so se torno, ma se torno, non so come torno. Le espressioni, il tono della voce e le gestualità coverbali sono soltanto immaginabili.
Ho un mal di testa che mi martella le tempie. Credo dipenda dall'areofagia cerebrale. O forse è il bassorilievo della gravità, in evidenza, nella costrizione del più sopravvalutato degli organi. Uno di quei medicinali che ha effetti indesiderati, anche gravi, potrebbe fare al caso mio. Oppure potrei radermi il suolo. Adesso ci penso. Nel frattempo faccio bollire una manciata di particelle degli eventi e le sorseggio a rigogliosi gargarismi, per darmi quel sollievo da tirare a sospiri, rallentando il mio ritmo biologico, ma aumentandone la dinamica. Tento di elaborare questa successione di istanti ad una condizione definitiva, per immagine e somiglianza, nella somiglianza alle immagini. A ragion veduta, vado a radermi il suolo.