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12 aprile 2016

DEI CARI DIARI


E tutto ad un tratto, rivelazione: da bambino non sapevo a che servisse lo scopino del cesso. Credevo fosse un ornamento, con la sua testa di porcospino eternamente  a mollo in una scodella immacolata. Mi era familiare e letteralmente insignificante. A volte lo trasformavo in un giocattolo, uno scettro che brandivo seduto sul trono. Questa ignoranza dipendeva dal fatto che la cacca dei bambini non si incolla o si incolla pochissimo al water. Scivola giù da sola e sparisce nella cataratta senza lasciare tracce. Resti d'angelo. Niente scopino. E poi un bel giorno la materia ha il sopravvento. Oppone resistenza. Ecco perché ci feci caso. Non le si da molta importanza fino al giorno in cui l'adulto di turno ti fa notare la cosa ed esige che tutto venga pulito. Quando è stata, allora, la prima volta in cui ho fatto il gesto di passare lo scopino, che oggi si impone tanto spesso? L'evento non è mai stato consegnato in nessun diario o brogliaccio. Eppure dev'essere stato un giorno importante della mia vita. Una perdita dell'innocenza. Una lacuna del genere conferma i miei pregiudizi nei confronti dei diari intimi: non registrano mai niente di significativo.