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30 giugno 2020

PROSOPOPEA EGOICA


Se il lavoro su di te diventa l'unica ragione della tua vita dammi retta: prenditi una pausa. Se la spiritualità è l'unico motivo del tuo andare avanti, forse è meglio che lasci la spiritualità e ti dedichi alla vita reale. Se hai preso a psicologizzare tutto quello che ti accade e credi così di poter spiegare il mondo attraverso mappe, teorie, citazioni, nomi altisonanti, forse ti stai perdendo un pezzo di vita dietro il vano, illusorio tentativo di tenere tutto sotto controllo. Un pezzo bello grosso. L'ego spirituale (ma anche il suo equivalente ego psicologico) è una malattia che si contrae con l'overdose di studi, libri, citazioni, teorie, ed è un preciso meccanismo di difesa  che serve a contrastare i due aspetti della realtà che ci terrorizzano di più: l'incertezza e il continuo cambiamento. Così, attraverso la sovrapposizione alla realtà di mappe, metodi, principi e tecniche, tentiamo di arginare il continuo fluire e rifluire dell'esistenza, tentiamo di spiegare l'inspiegabile col risultato di convincerci che è proprio così che funziona. Ma ci sarà sempre un fattore X, un fattore di incontrollabilità e diventare maestri del disordine e dell'imprevedibile è una rara abilità che non potrà mai essere conseguita nemmeno con diecimila lauree, o un milione di diplomi o libri letti. Quello che vi può dare questa maestria si chiama presenza, e non è qualcosa che possa essere appreso da libri, con le tecniche, o attraverso sistematizzazioni di pensiero. Al massimo se il vostro intento è davvero puro, un giorno potrà capitarvi di conoscere qualcuno che funzioni davvero in tempo presente e che vi fa vedere come si fa. A quel punto forse dovrete sacrificare tutte le vostre mappe e tutte le vostre ricette per la felicità, tutte le vostre storie e incontrare il dato di realtà, fluido, sempre mutevole. Quel giorno verrete messi di fronte a quell'incertezza che cercavate a tutti i costi di evitare. Nell'incontrare e nell'integrare questa incertezza si trova la guarigione dell'ego spirituale con la sua prosopopea e la sua arroganza, e si acquisisce un grande potere sulla propria linea di vita.

25 giugno 2020

SENZA ZUCCHERO


A volte devo entrare di corsa al bar perché sento le vocine delle brioche alla crema pasticcera che mi chiamano disperate. Prendo un caffè e, inevitabilmente, penso a quel tempo che viene sprecato bevendolo in solitudine, invece di essere in compagnia di qualcuno a cui dire tutte le cose che si vorrebbero dire.

9 giugno 2020

ARCUATARSI INDIMENSIONALMENTE


Sesto giorno consecutivo di cortisone. Metanfetaminico, mi piace definirlo, con le sinapsi che raggiungono la velocità degli astri ed il corpo immobile, bloccato. Ne ho ancora per dieci giorni. O forse nove. Non lo so. Cinque minuti mi paiono almeno quattro volte tanto. Una dimensione temporale senza filtri, aperta e con un linguaggio un po' colorito. Mi annoia anche punteggiare. Ma per rispetto lo faccio. Lasciate stare, non capireste. Perché se dite di capire, molto probabilmente avete capito veramente, non è che state fingendo. Solo che avete capito me come mi pensate e non come mi sento davvero. La specificazione è sempre qualcosa di oggettivo, come oggettivizzazione di quello che si intende.