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21 marzo 2020

RASSEGNA PANDEMICA


Che la vita si eriga dettaglio su dettaglio, è l'interpretazione di un fatto o la formulazione di un giudizio in corrispondenza di un criterio soggettivo e personale che mi piace, in quanto tale. Ergo, quella che stiamo attraversando è un'esperienza che appartiene a quel mondo di catastrofi dell'umanità, sperimentato molte altre volte nella sua storia. Tutte le catastrofi hanno di solito un contenuto di insegnamento e questa vicenda non ne è esente. Una cosa che ci sta sicuramente insegnando è il senso e il gusto della solidarietà, del servizio, della vicinanza agli altri. Ci sono persone che, con eroismo, ogni giorno combattono la battaglia in prima linea, come medici del pronto soccorso o infermieri. E poi c'è un altro insegnamento, io credo che sia anche più difficile e più difficile da dimostrare, che è quello del senso del limite. Noi siamo abituati ad una società e ad un mondo in cui pensavamo che tutto fosse alla nostra portata, che tutti i mali avessero una soluzione, che ci fosse una dimensione di onnipotenza dell'umano che invece non c'è. Questo senso del limite non deve indurre alla depressione o rassegnazione ma ad una riflessione attenta della condizione umana. Non voglio arrivare, in questo caso, a quel radicalismo di chi dice che quello che sta accadendo ci induce a rispettare di più la natura, che qualcosa sta reagendo nel mondo o nell'universo perché l'uomo aveva esagerato, questa forse è una visione teleologica, che affronterò in un altro momento e forse in un altro luogo, però credo davvero che, dopo questa vicenda, più nulla sarà come prima ed io non tendo a pensare che sarà necessariamente in peggio, nonostante tutto il dolore. Credo che avremo imparato ad avere, nei confronti della nostra condizione, un atteggiamento di profondo rispetto, il rispetto della vita, il rispetto degli altri, degli anziani, dei bambini, il rispetto della famiglia. Dobbiamo avere una dimensione più sobria, più limitata. Non possiamo pensare che tutto ciò che vogliamo, ogni nostro desiderio sia a portata di mano e non possiamo neanche pensare che ci siano dolori che possano essere prevenuti. Quello che manca all'uomo moderno è il sentimento tragico della vita che ci insegna a guardare all'umano con uno sguardo più rispettoso. Forse un giorno saremo abbastanza evoluti da ritornare a gioire per la morte, esattamente come si gioisce per una nascita.

13 marzo 2020

CON L'ETTIVITA'


L'avrò già detto, lo so, ma noi anziani tendiamo a ripetere le cose in maniera stancante. Stiamo vivendo un periodo. Quello in cui saranno messe alla prova le nostre credenze ed il nostro effettivo livello di coscienza, di spiritualità, di umanità. Non mi metterò ad usare toni apocalittici e non vi dirò che siamo alla "resa dei conti" come spesso si legge in giro o si sente dire. Dopotutto, le voci si spargono come il letame. Non è né l'apocalisse, né la fine dei tempi. Nessuno e, ripeto, nessuno sa cosa stia realmente accadendo, quindi niente toni allarmistici, perché il solo allarme che vale la pena di far suonare è quello contro l'inconsapevolezza umana che esisteva ben prima del problema attuale e che è molto, molto più pericoloso. Potete decidere se essere come foglie sbattute dal vento delle news, delle fake news, dell'opinionismo spicciolo e dalle emozioni e pensieri collettivi, oppure se essere persone che, avendo fatto un lavoro (si spera) su di sé, decidere cosa pensare, come sentirsi e come agire. Avete degli strumenti: il metodo Yin, lo Zhineng Qigong, per esempio, o l'uso dell'energia, le forme pensiero, il potere della presenza e dei campi di coscienza. Se non usate questi strumenti ora, avete sprecato tempo prezioso, durante questa permanenza.