Dal nocciolo spaccato di questo tarlo insanabile, da questa natura organica schizofrenica, germoglia il paradosso drammatico: misurandolo in passi, mi assicuro che il mondo esista ancora. Come un linguaggio che tenta di dirsi, non può che sfuggire, costantemente, alla sua dizione. Una vera diavoleria, un balbettare del fare che consiste nell'essere contemporaneamente specchio, rappresentazione, e corpo, vita. Una maledizione che lo consuma: l'immobilità è come l'afasia del parlante che non vuol essere parlato o che non può più esserlo dal suo linguaggio. Eppure l'azione trattenuta è sempre azione, il silenzio è veicolo di significato. Anzi, è il fulcro fantasmatico, il perno d'assenza attorno cui ruota e da cui si origina, centrifugo, l'intero accadere drammatico.
In senso anafestico, chiaramente.
In senso anafestico, chiaramente.
2 commenti:
Psicodramma di figura retorica con perno a rendere.
Perno fisso. Grazie, BC, che cogli l'attimo quando è già maturo. :)
Non fosse che mi sta asfaltatamente sui maroni dire "ti lovvo", te lo direi.
Beh.
Ti stimo.
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