L'altro ieri sono morto. Tra le fessure degli strati su strati degli avvenimenti mai accaduti sono morto decine di altre volte. Forse centinaia. Gli avvenimenti di questa dimensione, intendo. Eppur sembra importare così tanto quanti strati, quante fessure o quante altre di queste consolazioni emotive intangibili ci siano proprio in questa, di dimensione. Che tanto, ce ne sono altre. Se non è zuppa, è pangrattato.
10 settembre 2012
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14 commenti:
Mi puoi confermare che partire è un po' come morire ( e viceversa) ?
E mi pare pure di capire.
Non saprei, ma approfondirò il discorso.
Migliaia di mondi dentro altri mondi in cui una parte di noi muore in ogni istante.
Vorrei vivere nel tuo mondo anche solo per una giornata. <3
Quindi tu credi che esistano altri mondi paralleli al nostro dove moriamo mentre qua viviamo? Sì, ci credo anch'io.
al pan bagnato preferisco di gran lunga il pan grattato :)
Gazzetta di Betlemme anno 30 o giù di li: giovane capellone incita la folla a camminare sulle acque. Annegati in tremila.
oh my dear lord. what brilliance this is. i can't even begin to describe what this is doing to my fragile heart and mind. marvelous work. i adore this
Se muori spesso cambi molto, così hai la possibilità di scegliere ogni volta un'identità nuova! ^-^
Hai un minuto da dedicarmi prima che tu muoia la prossima volta?
Mah!
La mia morte, al momento, la considero un appuntamento troppo impegnativo: non saprei nemmeno come vestirmi per l'occasione.
Mi basta addormentarmi e ricominciare da capo con un po' di sbadatezza e qualche primo vuoto di memoria utile a tollerare certe noie.
La verità è che abbiamo tutti una gran voglia di sapere come deve essere morire.
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