Solo due righe per introdurre l'argomento. Non è intenzione di questo scarabocchio fornire una definizione o una mappa dettagliata della felicità. L'autore ritiene che ogni lettore conservi la propria nozione di "sono felice" e "non sono felice" e sia in ogni momento ben conscio in quale si trovi. Si cercheranno allora piccoli accorgimenti pratici per minimizzare la percezione del tempo nei momenti di non felicità.
25 aprile 2021
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12 aprile 2021
RAGGIUNGIBILITA' PALATALE
Secondo me, qualsiasi spiritualità, dogma, religione, tradizione, atteggiamento o credenza psicologica, filosofica, eccetera, eccetera che si basi su concetti quali immutabilità, sottomissione (a una volontà divina, a un karma, a un destino), futilità degli sforzi per migliorare e migliorarsi, inutilità del bello e delle emozioni, passività, rassegnazione, lasciar correre perché nulla ha senso, non agire e non cercare di cambiare le cose (a dimostrazione del proprio livello di coscienza o evolutivo) non è nient'altro che un riflesso di quella pulsione di morte che in questo periodo sta davvero superando il limite oltre il quale è possibile sostenerla. Secondo me, sia chiaro. E la pulsione di morte deve essere bilanciata da una spinta ulteriore alla vita. Dove c'è passività è necessaria l'azione, dove c'è rassegnazione serve speranza, dove c'è stasi è necessario il movimento. Ciò che resta fermo imputridisce e prima o poi muore. Teniamolo presente.
2 aprile 2021
SFUMATURE RIPROPOSTE
Gli uomini, in fondo, nella stragrande maggioranza, vivono come in una prigione con tutte le porte e le finestre sbarrate: e così soffocano, il che è abbastanza naturale. Eppure hanno la chiave che apre le porte e le finestre, ma non la usano... Certo, fino a un dato momento non sanno di avere la chiave, ma anche molto dopo che l’hanno saputo, molto tempo dopo che gli è stato detto, esitano a usarla e non credono che abbia il potere di aprire porte e finestre, anzi che serva a aprire le porte e le finestre! E anche quando hanno l’impressione che « dopotutto, non sarebbe mica male », resta loro un timore: « Che cosa succederà una volta aperte le porte e le finestre ?...» — insomma, hanno paura. Hanno paura di perdersi in quella luce e in quella libertà. Vogliono restare quel che chiamano “se stessi”. Amano la propria menzogna e la propria schiavitù. Qualcosa in loro ci resta aggrappato. Hanno l’impressione che senza i loro limiti non esisterebbero più.