Mi scusi signore se ho calpestato il suo piede. Camminavo con la testa tra le nuvole, immaginando un mondo in cui lei non esiste. Se ciò non può giustificarmi, spero almeno possa spiegare la mia sbadataggine. Vorrei colpirla, signore, con tutta la mia forza incanalata in un pugno e fiondarla al suolo. Poi vorrei chinarmi su di lei e baciarla in fronte, signore. Vorrei tirarle fuori tutto il disgusto e la rabbia che prova verso di me e che nasconde tutti i giorni dietro la sua indifferenza patinata, signore. La sua e quella di tutti quelli come lei, signori. Se io non sto bene non le permetto di stare bene per il solo fatto di non stare non bene come me, signore. Io la ripugno, signore, e lei ripugna me. Lo so che le piacerebbe giudicarmi perchè la finestra della stanza in cui dormo è sempre chiusa. Perché apro la mia sdraio da spiaggia in mezzo alla stanza e fingo che la lampada sia il sole d'agosto, signore. Ci crede? Io penso a lei, ma penso anche a tante altre cose. Penso a come sarebbe il mondo senza di lei, e poi formulo altri pensieri edificanti e poi mi dimentico di aprire la finestra e poi mi addormento, signore. Non fugga, signore, non abbia paura di me. Io non potrei farle più male di quello che lei fa a se stesso, o quello che io faccio a me stesso. Se ora lei se ne va io resterò solo, signore, e lei smetterà nuovamente di esistere. Noi non vogliamo questo, vero signore?
14 gennaio 2020
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1 commento:
Mi sembra una giusta riflessione.
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