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27 aprile 2019

VISTA DI PUNTO


Salve a tutti, oggi sono qua a raccapricciarvi la lettura e a farvi prolassare lo scroto, propinandovi la solita paletta comunicativa che fa l'altrettanto solito riferimento ad un ipotetico qui ed ora, che in realtà è già trascorso, divenendo passato, vòlti a ciò che sta per accadere, che starebbe a rappresentare il futuro, agghindato in materiale vestiario di uno stile non ben definito, anche se è il portamento a differenziare. Ma ci pensate? Che bello il passato e il futuro. Non esistono. Vergogna, a questa limitazione che ce lo fa credere. Ma ad ogni modo, il canovaccio è che possiamo essere consapevoli dell'esistenza delle cose solo se vi è una relazione fra noi stessi e quelle cose. Ma ci pensate? Consapevoli dell'esistenza delle cose. Capite? Consapevoli. Vergognatevi!

5 commenti:

Sfinge ha detto...

Mah, intanto non c'è pericolo per me di "prolassare lo scroto" per ovvi motivi, poi sono una impenitente e non mi vergogno. Quanto al passato ed al futuro... esistano o meno, non saremo sempre qui a raccontarlo e questo è. Buongiorno Squilibrato.

Gus O. ha detto...

Condivido il pensiero di Seneca: “Preso dal vortice del lavoro e degli impegni, ciascuno consuma la propria vita sempre in ansia per quello che accadrà e annoiato di ciò che ha. Chi invece dedica ogni attimo del suo tempo alla propria crescita, chi dispone ogni giornata come se fosse la vita intera, non aspetta con speranza il domani, né lo teme”.
Il tempo si pone come qualcosa che è distinguibile in parti e quindi divisibile: presente, passato e futuro. Ma queste parti del tempo, che costituiscono l’orizzonte della nostra vita, quando sono analizzate, diventano prima inafferrabili per poi quasi dissolversi. Passato e futuro, infatti, sembrano appartenere piuttosto al nulla che all’essere, sono varianti per così dire del nulla: giacché l’uno non è più, l’altro non è ancora. Tuttavia l’uno costituisce il distendersi e l’accumularsi nella nostra memoria dell’esperienza del nostro trascorrere, cioè vivere, l’altro si pone come l’apertura dell’orizzonte del nostro agire, cioè del nostro rapportarci al mondo secondo bisogni, paure e speranze. Il presente, nella sua riduzione a puro punto senza estensione, mostra di non poter avere nessun carattere di permanenza e di stabilità.
Il tempo, filosoficamente?
Tutto è passato, presente e futuro.
Se io guardo una persona che sta a cento metri da me il tempo impiegato per vederla annulla il concetto di presente. E' già un tempo passato proiettato verso il futuro.
Nel cielo stellato vedi la luce di un astro. E' probabile che la stella non esista più. Hai l'impressione del presente ma ti trovi nel passato.
Se ci sediamo sulla riva degli istanti per contemplarne il passaggio, finiamo col non distinguervi altro che una successione senza contenuto, tempo che ha perduto la sua sostanza, tempo astratto, varietà del nostro vuoto. Un altro passo e, di astrazione inastrazione, esso si assottiglia per colpa nostra e si dissolve in temporalità, in ombra di se stesso.
E. M. Cioran

cristiana marzocchi ha detto...

Sarai pazzo, ma sei simpatico, e poi lo scroto non ce l'ho.
Cristiana

Ginny ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Squilibrato, non vedrei questo post nell'ottica di un peggioramento a livello delle tue condizioni mentali. Lo vedo piuttosto come un cieco menare come un ottuso orco la clava per aria cercando di colpire un'innocua e innocente moschina che male non può fare a nessuno, e male, di certo, non ha fatto a te.
Armi a doppio taglio, Squilibrato.

Vediamo se pubblichi.