Premetto che non mi
interessano le etichette, tantomeno chi etichetta o chi si etichetta. Perché si, nonostante tutto c'è chi ancora lo fa. La costrizione della mente
di molte genti è abituata a catalogarsi per una necessità di
riconoscimento e quant'altro. Ad esempio, per un disinteresse mostrato verso le interazioni sociali, non è detto che uno soffra di disturbo schizoide della personalità. Accidenti! Se non vi è un'esigenza anteriore, una
sostanza interiore, un percorso intimo più o meno cosciente prima
del trucco e dell'abito, allora non vi è che apparenza. Ma se vi è,
non lo si può catalogare.
24 gennaio 2013
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9 commenti:
Spesso le etichette sono il malefico, disperato desiderio di definirsi qualcosa che fondamentalmente non si è, nella altrettanto disperata ricerca dell'affermazione del sé.
Per volersi etichettare o vedersi etichettati occorre sentirsi come una confettura in barattolo: colorata, profumata e confezionata a puntino. Ma nessuno garantisce che il prodotto che stai consumando sia salutare.
In definitiva: tutto è, perchè appare.
Ci crescono con questo concetto.
Comunque è davvero appagante liberarsene.
Io ogni tanto ci ricasco però :>
Le etichette non piacciono, anche se inevitabilmente ci casco. Ma sono qua e cerco di essere una persona migliore.
Se non hai l'etichetta come faccio a sapere se ti devo lavare a secco o ad acqua?
Per questo non credo alla psicoanalisi e alla psichiatria.
N.d.R. Ok lo ammetto , da pazzo le sento un poco anche nemiche.
E' una mia impressione o in questo post eri più in forma del solito?
Ben detto! Quanto vorrei che i più la pensassero come te! ^-^
La lettura notturna delle tue considerazioni è eccitante. Sarà la febbre?
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