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28 settembre 2008

CAPITOLO SECONDO

In cui il mio Amico Immaginario fu affetto da schizofrenia, ma ora stanno bene.

La lampadina della mia camera si è fulminata, o forse si è uccisa. Mi rendo conto che illuminare posti come camera mia deve essere durissimo. Perciò inizio il secondo capitolo al buio.

Chi non ha mai provato paranoia non sa cosa significa. E questo è un pensiero paranoico. Ma chi ha sempre camminato con gli occhi fissi a terra, e un giorno decide di guardare in faccia gli altri, si scopre veramente osservato da tutti. Forse lo facevano anche prima, ma non può saperlo: non li aveva mai osservati osservarlo. Cambia questo: contemplando la punta delle proprie scarpe poteva essere sicuro che chi gli passasse accanto non avrebbe pensato ad altro che a lui. Ora che invece è proprio così, il dubbio lo assale: "Sono forse io ad essere pazzo?"

Se mi offrissero di far parte della prima missione umana sulla superficie di marte, a patto di accettare il fatto che sia una missione di sola andata e che non avrei nessuna possibilità di tornare sulla terra, la mia risposta sarebbe: "Dove si firma?"Non ci devo pensare neanche un poco. Lungi da me l'idea di voler essere immortale, ma casomai dovesse capitare preferirei non essere presente.

22 settembre 2008

LA CONVENZIONE DI GINEVRA

La scena dell'allucinazione era brutalmente sincera. Ho sentito i suoni della festa appannati e la musica ne usciva come un sovrappensiero. Ed è la prima cosa che noto di ogni allucinazione: gli effetti sul mio senso dell'udito.

Oggi è quel ventidue lì. Quindi, per la convenzione di Ginevra, oggi ho il diritto di essere triste e meditabondo. Non la città di Ginevra, ma Ginevra, la cornificatrice di Re Artù. Pensavo a quei giochini tipo "Elenca 5 cose per cui vale la pena vivere e 5 per cui vale la pena morire". Non riporto la lista che mi sono immaginato, ma ho notato una cosa curiosa: i cinque motivi della prima lista erano gli stessi della seconda. Non c'è quindi differenza tra la vita e la morte? O la mia formazione è così cavalleresca che vale la pena vivere solo per quello per cui si è pronti a dare la vita? Ricordate che ho il salvacondotto per il malumore. Se per quel breve lasso di felicità passata, io provo gioia invece di tristezza, va bene uguale?

Ecce crucem domini, fugite partes adversae. Vicit leo, de tribu juda, radix david.
Alleluja, alleluja

20 settembre 2008

TERZINE DI QUARTI D'ORA

Le cose iniziarono a complicarsi quando al mio amico immaginario diagnosticarono un disturbo paranoide della personalità. Mi spiace. Credimi che mi dispiace, non sai quanto. Sono mortificato. La sensazione che ho dentro è quella di una poltiglia di lombrichi che cerca di farsi spazio nel mio intestino. Mi spiace. Ma non posso. Accettare le tue scuse.
Non andare via. E' ancora troppo presto.
Non andare via. E' ancora troppo. Resto.
Il tempo scorre a 60 bit metronomici. Ma è la percezione che cambia. A volte scorre più veloce, in ottavi, altre più lentamente, in terzine di quarti.
Il dubbio di spalle altrui e la mia testa che si appoggia su quegli stessi dubbi.
Lo sai, vero, che prima del canto del gallo ritratterai tre volte?
Grazie, altre tanto. Altrimenti grazie.
Ricevo impulsi elettrici e scrivo di impulsi mentali. Ricevo impulsi mentali e scrivo di impulsi elettrici. Ricevo impulsi mentali e scrivo di impulsi mentali.
Si, certo, posso mostrarti tutti i miei lati. Alcuni non ti piaceranno ed altri ti impressioneranno. Cambierai comunque opinione di me.
Il modo di flirtare che hai con me è davvero cosa unica. E' timidamente sexy. Adorabile. Se solo riuscissi a fidarmi delle persone ricambierei. Probabilmente sto perdendo un’occasione. Non è la prima. Non sarà l’ultima.

17 settembre 2008

SORRISI DI CIRCOSTANZA IMMAGINARI

C’erano una volta un ragazzo che sorrideva fuori tempo ed il suo amico immaginario.
Il ragazzo che sorrideva fuori tempo svolgeva un lavoro di responsabilità, sistematico e frenetico, in cui non erano ammessi errori. Era un lavoro di responsabilità sistematiche e frenetiche. Il suo vivere era un ininterrotto lavorare, da quando suonava la sveglia al mattino, fino a che, se non si addormentava in ufficio, non sdraiava il proprio involucro sul materasso alla sera. Spesso si svegliava nel cuore della notte dopo aver sognato situazioni lavorative o pratiche da svolgere (in nottata) ed altrettanto spesso si scordava di far prendere luce ai propri sentimenti.
Il suo amico immaginario viveva alla giornata, faceva di tutto e nulla. Per lui essere era il nocciolo della questione ed i suoi sentimenti erano caldi e vibranti al punto da far fluire visibilmente le onde del calore dalle sue narici.
Il loro luogo di ritrovo era il piccolo ed umido sgabuzzino nel sottoscala ove degustavano i vini acquistati dai viaggi di lavoro del ragazzo che sorrideva fuori tempo e si narravano le vicende di vita comuni, quotidiane e non. L’uno sapeva tutto dell’altro, non vi erano segreti tra loro.
Arrivò il giorno (perché questa è una di quelle storie in cui arrivò il giorno in cui arrivò il giorno) in cui arrivò il giorno, purtroppo. Ed il ragazzo che sorrideva fuori tempo dovette partire.
Ma prima di partire infilò sotto la fessura della porta dello sgabuzzino un biglietto, lasciando accanto una bottiglia di vino rosè, delicato e frizzante, incartata nei fogli di giornale. Sul biglietto scrisse l’indirizzo al quale si sarebbe trasferito, aggiungendo poche righe. Da dentro lo sgabuzzino l’amico immaginario raccolse il biglietto, lo lesse e pianse. Da fuori lo sgabuzzino il ragazzo che sorrideva fuori tempo continuò a prepararsi per la partenza, si mise la giacca, salutò con amarezza l’amico immaginario e disse: “Scusa se ho scritto male, ma sono di fretta in questo momento…”. L’amico immaginario sobbalzò in piedi, aprì di scatto la porta dello sgabuzzino ed urlò al ragazzo che sorrideva fuori tempo che, nel frattempo, stava afferrando la valigia colma per uscire, sistemandosi lo sciarpino di seta nera: “Uomo da poco! Cosa vuol dire male? Forse che le lettere non sono tutte uguali, incolonnate ed obbedienti? Forse che hai vocali che debordano, aste che decollano, scrittura che si inchina o si impenna, bordi panciuti, splendidi sgorbi e arabeschi megalomani? Forse che hai la meravigliosa diversità di ogni lettera e parola? Questo è male per te?”. L’amico immaginario afferrò caparbiamente la bottiglia di vino rosè, delicato e frizzante, incartata dai giornali, dette un’ultima, ma di compassione, occhiata al ragazzo che sorrideva fuori tempo, rientrò nello sgabuzzino, stappò la bottiglia, si riempì un bicchiere e, mentre assaporava quel tenero sapore, trattenendolo sulla lingua, rise di sé.
C’erano una volta un ragazzo che sorrideva fuori tempo ed il suo amico immaginario. Ma poi si persero di vista e, incontrandosi dopo qualche anno, l’amico immaginario divenne, per il ragazzo che sorrideva fuori tempo, un conoscente immaginario.

14 settembre 2008

AFFABILI LETTURE

IN FASE DI MANUTENZIONE
E' nei momenti in cui non capisco, che la cosa mi sfugge.
Quest’oggi ho rispolverato il “Librone Dell’Io Sono”, rilasciatomi unitamente al mio contratto di esistenza dal Guardasigilli Cosmico. Lui non è mai nato, è sempre esistito. E da sempre li guarda. I sigilli.
Era parecchio che non davo un’occhiata al Librone, alle sue news ed ai suoi incostanti aggiornamenti. Si parla di anni.
L’ho rispolverato soprattutto per verificare se si fosse riempito di disegni colorati laddove prima vi erano pagine non scritte e non numerate, non intitolate e non paragrafate.
Pare ci sia una modifica, una sola. Ma di assoluta rilevanza. La si trova a pagina 222, quelle precedenti sono state siglate una ad una con la scritta rossa “IN FASE DI MANUTENZIONE”. Il motivo viene spiegato nella prefazione, anch’essa debitamente modificata ai nuovi contenuti, dal Sottosegretario Cosmico, in attesa di nuove disposizioni del Guardasigilli. Per farla breve, avevano bisogno di riadattare il formulario della mia esistenza. Proprio quando, dopo anni, recupero il mio ingiallito Librone dal secondo cassetto a destra della scrivania del me stesso (dove, ordinatamente, lo avevo lasciato), i Superiori decidono di fare manutenzione? Dico io. Comunque è così. Avevo necessità di aggiornarmi su alcuni punti di me stesso nell’immediato, invece dovrò attendere che la manutenzione sia terminata.
La modifica di pagina 222 recita (male): “Andrà ora in onda una versione ridotta di me per venire incontro alle mie capacità mentali, disponibilità temporali e abilità sociali”. Da pagina 223 inizia un brevissimo riassunto, specificato con parole semplici. Con parole mie. Mi sorge un po' il dubbio che il Guardasigilli e la sua Compagnia Bella si stiano divertendo alle mie spalle. Tralasciamo.
Il Guardasigilli e la sua Compagnia Bella scrivono e pasticciano sul “Librone Dell’Io Sono” mio personale, come se fossi io stesso a scriverlo. Ancora non mi è chiaro sotto quale criterio, ma non mi pare corretto nei miei confronti. Esporrò loro questo punto durante la prossima riunione. Le riunioni sono altresì imprevedibili, di solito mi convocano quando meno me lo aspetto. E poi si parla di libero arbitrio. Questa è tutta una fregatura!

13 settembre 2008

SENZA FINE

Da tempo se ne sta lì. E mi fissa. Eretto in tutto il suo atteggiamento di avversità, creandosi l’alone di tetraggine, impastandolo inanimatamente.
Da tempo se ne sta lì. E mi fissa. Pronto a giudicare ogni singolo e minimo mio movimento. Vorrebbe sentenziarmi anche quando resto immobile. Ma non pronuncia una parola. Sciancrato. Composto. Immobile.
Da tempo se ne sta lì. E mi fissa. A rompersi il capo sul passato e sul futuro, sul presente e sull’assente, coltivando rabbie e rancori. E mi fissa.
Ma questa sera accetto la sfida. E lo fisso anch’io, il soprabito, forte del suo appendiabiti. L'appendiabiti del mio io.

Mentre scrivo di queste situazioni rido con gusto, ondeggiando sulla seggiola.


Mi ha tenuto sveglio un lavello fuori tempo per tutta la notte. Ho immaginato sanguinasse. Ogni goccia aveva un suono diverso, una melodia senza fine, dove alla fine sonnecchia la follia.
Ma ne è senza.
Il voto è segreto. Il veto no. Ora vato.

11 settembre 2008

DOPO IL RITORNELLO

OGNI RIFERIMENTO A FATTI, LUOGHI, COSE E PERSONE E' PURAMENTE CASUALE.


La storia delle storie non finisce come ci si aspetta. I protagonisti sono il nerboruto e vigoroso signor SolfeggioRitmico, la signorina NotaMusicale e il giovane e sbarazzino FlautoDolce. Il grande sogno di FlautoDolce era conquistare il cuore della bella NotaMusicale. Ogni volta che trascorrevano dei momenti insieme, FlautoDolce aveva l'impressione che NotaMusicale non gli fosse del tutto indifferente, ma lei non gli aveva mai dato un chiaro segno. I momenti insieme aumentarono. Una sera d’estate, sotto il lampione di LunaPiena, si sfiorarono le labbra, ma nulla più. FlautoDolce allora cercò di migliorarsi, di essere una persona desiderabile, la trattò con riguardo e dolcezza, le stette accanto quando lei ne ebbe bisogno e cercò di coprire ogni ruolo che avrebbe coperto un compagno ideale: amico, amante, complice, padre, figlio. NotaMusicale capì.
Ma la storia delle storie non finisce come ci si aspetta: essa è composta da una parte reale ed una immaginaria.
Nella realtà NotaMusicale preferì SolfeggioRitmico al buon FlautoDolce. Lei non seppe o non volle dare alcuna spiegazione, ma visse per sempre con SolfeggioRitmico. Che, detto tra noi, non valeva un terzo del nostro FlautoDolce. Nella parte immaginaria il DemoneDellAmore non ebbe scelta. SolfeggioRitmico, con tutti i suoi difetti, ma anche con i suoi pregi, era un bersaglio facile al quale scoccare la propria freccia. FlautoDolce, invece, con la sua voglia di vivere, col suo desiderio di essere tutto, ha finito per non essere niente: un bersaglio in movimento, impossibile da mirare, figuriamoci da colpire.
NotaMusicale e SolfeggioRitmico vissero per sempre. FlautoDolce scacciò il Demone.
La StoriaDelleStorie è sempre così. Per fortuna ce ne sono altre.

8 settembre 2008

CAPITOLO PRIMO

In cui il mio amico immaginario si immerge guardingo nella frenesia dell’esistenza, per niente contento dei tempi e dei luoghi in cui gli tocca vivere. Bella apertura, per autoproclamazione di squilibrio. Vorrei avere uno psicanalista per dire tutto quello che mi passa per la testa, comprese spigolose parolacce con le vocali aspirate, ma di questi tempi preferisco un blog.
Forse è presto, troppo presto per farlo. Non lo so.
Questo è un nuovo blog. Ho appena traslocato ed è un po' tutto soqquadro: colori, immagini, ma soprattutto contenuti, contenuti nel barattolo della materia grigia. Sarà soggetto a metereopatia congenita, ossessività compulsiva, compulsività ossessiva, rumori molesti ed odori sgradevoli. Il blogger ha già avuto altre esperienze eclettiche, ma avvertiva la necessità di cambiare. La nomea del precedente, benchè mi appartenesse, mi andava stretta. Molto meglio quella che verrà.
Grazie di cuore a chi mi ha seguito in quel del precedente. Io sono così, ho bisogno di cambiare. A volte.
E il Lupus in Fabula perse il pelo ma non smise d'essere vizioso. Ed io di vizi ne ho da vendere. Faccio un buon prezzo.