12 gennaio 2021
CHIUSO PER LIUTO
11 dicembre 2020
INTERVISTATORIALE
2 dicembre 2020
POSTULANTE
Mi rendo conto di stare trascurando questo spazio, ma ho progetti in atto di proprietà.
3 novembre 2020
SEMPLICISMI VETTORI
Gestire il proprio potere è essere autonomi. Autonomia è darsi le proprie regole e riuscire a seguirle. L'incapacità di fare questo produce sempre, per proiezione, qualcuno che gestirà il nostro potere per noi. Detto chiaramente: non abbiamo alcun potere sull'esterno se non sappiamo gestire impulsi, emozioni e pensieri. Se non sappiamo darci una disciplina e rispettarla non svilupperemo mai l'energia che occorre per cambiare davvero la nostra linea di vita.
9 ottobre 2020
GNOMICO COMPUTO
Nei circoli spirituali è abituale sentir dire che si dovrebbe avere un ego, prima di perderlo. Io penso che sia più corretto dire che l'ego debba essere simultaneamente rafforzato e disidentificato. L'ego deve essere rafforzato, dal momento che la sua forza non solo alimenta la nostra pratica, ma è il meccanismo attraverso cui molti frutti della nostra pratica sono espressi, ma, allo stesso tempo, deve essere progressivamente scoperto per ciò che è. Il rilascio del controllo dell'ego non è un processo lineare in cui l'ego ci domina sempre meno. Per fare in modo che questo accada, l'ego deve essere a volte espanso, a volte ridotto. Bloccarsi nella continua costruzione dei nostri ego con l'idea che a un cero punto, in un futuro lontano, si faccia il lavoro di disidentificazione è una trappola, come lo è cercare di staccarsi e trascendere l'ego prima di essere preparati a farlo, aggirando prematuramente il necessario sviluppo umano.
20 settembre 2020
EQUILIBRIO DIDATTICO
31 agosto 2020
KENTUCKY
Vengo al dunque: dunque già nel 1580 il tabacco Kentucky era coltivato a scopi commerciali e nel 1600 raggiunse una vastissima coltivazione dalle Americhe all'Estremo Oriente. Nell'arco di vent'anni si è propagato in tutto il mondo. Questa particolare commercializzazione, prima degli spagnoli e dopo degli inglesi, ha creato, insieme alle piantagioni del caffè e a quelle del cotone, una grandissima richiesta di manodopera. Proprio in quei tempi vi fu la più grande esportazione umana dall'Africa alle Americhe di uomini ridotti alla schiavitù. Il tabacco è un prodotto agricolo ottenuto da foglie di varia misura, a seconda della tipologia e viene definito come genere "nicotiana" poiché contenente la nicotina. Questo termine fu dato in onore di Jean Nicot, un ambasciatore francese che nel 1559 fece arrivare in Portogallo alcuni esemplari di queste piante, portandoli alla corte di Caterina de' Medici come una medicina. Esistono quattro sistemi per il processo finale di essicazione dei vari tabacchi. C'è quello che si definisce air cured, ovvero curato ad aria, in cui viene appeso a degli essicatori ben ventilati e viene lasciato seccare per circa due o tre settimane. Poi c'è il tabacco che adotta il processo fire cured, curato a fuoco, ove viene anch'esso appeso in essicatoi, sotto ai quali pezzi di legno, prevalentemente legno di quercia, vengono fatti bruciare lentamente e senza fiamma per rimuovere quella piccola percentuale di THC che il tabacco preserva. Assume così un sapore più affumicato. A volte si usa anche dello sterco essicato, che brucia altrettanto bene facendo assumere alle foglie un sapore stallatico. Il terzo processo si chiama flue cured, in cui le piante vengono appese a dei pali e con delle fiamme esterne all'essicatoio, viene fatta trasportare l'aria calda, senza però andare ad affumicare il tabacco. Quarto ed ultimo processo è il sun cured, ovvero curato dal sole, dove più semplicemente si stendono le foglie di tabacco e si lasciano essicare alla luce del sole. Questa essicazione è quella che viene utilizzata per quasi tutti i tabacchi orientali.
Il Kentucky in questione viene trattato con il metodo fire cured e sono state utilizzate diverse tipologie di legni . E' un tabacco che grazie a questo processo permette di esaltare il suo aroma, lo va ad enfatizzare, amplificare, è un tabacco ottimo per creare dei blend, ovvero essere mixato ad altri tabacchi al fine di caratterizzare delle note più corpose, oppure essere utilizzato in modalità singola (anche qui si rientra nella soggettività). Il Kentucky, a mio avviso, a differenza di altre tipologie di tabacchi che utilizzo, è un tabacco a cui non deve essere data troppa aria per poterlo gustare al meglio, bisogna far sì che l'aroma venga elaborato e creato nella campana dell'atomizzatore prima di giungere al palato e poterlo degustare. In questo modo si percepiscono tutte le note erbose, ci sono sfumature del Black Cavendish (che non è un tabacco, ma una lavorazione del tabacco), non è il sapore o l'aroma del legno che prevale, ma la vera e propria erbosità, particolare che arriva a toccare tutte le mie papille. Questo Kentucky per me sarebbe quasi un delitto utilizzarlo come blend perché ha delle caratteristiche e potenzialità a livello aromatico che sono da degustare tutte da sole. Ha una grande corposità, rispetto ad altri Kentucky che ho avuto modo di provare, ha una sua anima, una sua identità forse perché è stato molto curato il processo a fuoco. Man mano che lo degusto, nel mio palato, perviene la nota secca che a molti Kentucky non si percepisce, davvero generosa che dona quella mezza sensazione amara come la vita che solo un sigaro può regalare. Si percepisce addirittura, seppur lontana, una nota fruttata. Ogni tiro è un'emozione. Ah, ma sia ben chiaro, io non ne capisco niente di tabacchi, sono tutt'altro che un sommelier dei tabacchi e, se non svapate o non avete intenzione di svapare e siete arrivati fino a qua, avete perso tempo.