Nei miei sogni c'è la regia: primissimi piani, carrellatte, filtri colorati che cento occhi famelici non basterebbero a capirne il colore e l'attesa. Nell'ultimo c'erano anche gli effetti speciali. Scadenti, per giunta. Come una di quelle scene in computer grafica che saltano subito all'occhio per mancanza di naturalezza. La sensazione non è stata come quella di essere l'anello debole di una catena, ma più il dente mancante di un ingranaggio: il meccanismo procede ugualmente, i denti prima e dopo di me sopperiscono alla mia assenza, lo spettacolo non si ferma. La realtà percepita non s'è fatta nè più facile nè più difficile, solo sempre più strana. M'è parso di essere uno spaventapasseri che non potesse liberarsi del peso della confusione tra le sue molteplici identità. Una realtà quasi romantica, nella sua anestesia: colma di personaggi senza storia o carattere, ricca di trame prive di colpi di scena. Sogni come questi sarebbero troppo faticosi per essere vissuti in ogni loro attimo e invece ci si ritrova costretti a farlo.Se tutto quello che non vedo più c'è ancora, mi devo essere perduto sulla strada che porta fino a qui.







