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24 gennaio 2013

ACCAPIGLIAMENTO D'EFFIGIE


Premetto che non mi interessano le etichette, tantomeno chi etichetta o chi si etichetta. Perché si, nonostante tutto c'è chi ancora lo fa. La costrizione della mente di molte genti è abituata a catalogarsi per una necessità di riconoscimento e quant'altro. Ad esempio, per un disinteresse mostrato verso le interazioni sociali, non è detto che uno soffra di disturbo schizoide della personalità. Accidenti! Se non vi è un'esigenza anteriore, una sostanza interiore, un percorso intimo più o meno cosciente prima del trucco e dell'abito, allora non vi è che apparenza. Ma se vi è, non lo si può catalogare.

9 commenti:

Aske ha detto...

Spesso le etichette sono il malefico, disperato desiderio di definirsi qualcosa che fondamentalmente non si è, nella altrettanto disperata ricerca dell'affermazione del sé.

*giugiu-chan* ha detto...

Per volersi etichettare o vedersi etichettati occorre sentirsi come una confettura in barattolo: colorata, profumata e confezionata a puntino. Ma nessuno garantisce che il prodotto che stai consumando sia salutare.
In definitiva: tutto è, perchè appare.

Alessandra ha detto...

Ci crescono con questo concetto.
Comunque è davvero appagante liberarsene.
Io ogni tanto ci ricasco però :>

Arcal ha detto...

Le etichette non piacciono, anche se inevitabilmente ci casco. Ma sono qua e cerco di essere una persona migliore.

Anonimo ha detto...

Se non hai l'etichetta come faccio a sapere se ti devo lavare a secco o ad acqua?

NERO_CATRAME ha detto...

Per questo non credo alla psicoanalisi e alla psichiatria.


N.d.R. Ok lo ammetto , da pazzo le sento un poco anche nemiche.

Marzia ha detto...

E' una mia impressione o in questo post eri più in forma del solito?

Thana ha detto...

Ben detto! Quanto vorrei che i più la pensassero come te! ^-^

Alicia ha detto...

La lettura notturna delle tue considerazioni è eccitante. Sarà la febbre?